Fine della creativitÃ
Riflessione volutamente provocatoria ...
Qualche decennio fa per me entrare in una libreria significava addentrarmi in un universo selezionato, dove ogni scaffale custodiva opere che promettevano profondità e originalità . Avevo la certezza che gli autori pubblicati provenissero da un accurato processo di selezione, espressione di un talento riconosciuto e maturato. Era possibile immergersi in scritti capaci di arricchire il pensiero e stimolare riflessioni. Allo stesso tempo, accendere la televisione per me significava incontrare contenuti di valore: documentari ben confezionati, programmi culturali che mi potevano arricchire, anche qualche spettacolo di intrattenimento che presentava artisti, esperti e professionisti capaci di proporre idee autentiche e stimolanti.
Oggi entrare in una libreria significa accettare il rischio di imbattersi in libri di dubbia qualità , partoriti da chi si è svegliato una mattina convinto di essere uno scrittore. Il vicino di casa che ha deciso di raccontare la storia della sua vita e di pubblicarne un libro – o, con un colpo di fortuna, di convincere un editore a farlo – può piazzare il suo volume accanto alle opere di autori riconosciuti. Nel frattempo, lo stesso vicino potrebbe aprire un canale YouTube, credendosi un regista solo perché ha scoperto come accendere la fotocamera dello smartphone, o un attore perché è riuscito a mettersi in posa per farsi un selfie. E non finisce qui: con una performance vocale improvvisata, potrebbe persino autoproclamarsi cantante, raccogliendo magari una manciata di visualizzazioni e celebrando il risultato come un successo straordinario.
Ironia? No, non lo è, purtroppo è la realtà . E spesso oltre al danno la beffa: contenuti discutibili o del tutto privi di valore finiscono per accumulare milioni di visualizzazioni, vendono, attirano, fanno audience. Ecco il vero problema: una platea sempre più disposta a premiare la mediocrità , amplificando il rumore e oscurando il valore autentico.
E qual è quella platea più corruttibile, indottrinabile, influenzabile perché incapace di distinguere l’apparenza dal contenuto, il vuoto dal valore autentico? È proprio quella sprovvista di strumenti critici, facilmente affascinata da luci, colori e frasi ad effetto che mascherano la completa assenza di sostanza, è quella costituita da preadolescenti, quindi anche da nostri alunni.
Il diritto di ogni individuo di esprimersi liberamente deve essere rispettato e preservato, senza restrizioni ingiustificate. In questo contesto il problema non è tanto la possibilità per chiunque di poter pubblicare o condividere contenuti, quanto la loro qualità e il loro valore culturale o artistico. Il diritto alla libertà di espressione non implica che ogni prodotto creativo abbia automaticamente valore intrinseco. Un tempo, la scelta era più limitata ma spesso di qualità superiore, permettendo di risparmiare tempo ed energie nella ricerca di qualcosa di valido. Oggi, con un’offerta che si è centuplicata, è necessario fare molta più attenzione per evitare prodotti di scarso valore. Questo implica non solo una maggiore dispersione di energie, ma anche il rischio di smarrirsi in un mare di mediocrità .
Il Content Creator e l'Influencer
In questo contesto da qualche tempo si sono inserite nuove figure come il Content Creator e l’Influencer, due volti della stessa medaglia che incarnano bene il cambiamento in atto.
🠞 Il Content Creator, nella sua accezione positiva, rappresenta una nuova forma di espressione artistica e culturale. Si tratta di una figura che utilizza piattaforme digitali non solo per pubblicare contenuti, ma per creare veri e propri ecosistemi di idee, spesso esplorando temi di nicchia o producendo opere che si distinguono per qualità e originalità ; si dedica alla ricerca e alla sperimentazione, mescolando conoscenze tecniche, artistiche e talvolta scientifiche per offrire al pubblico qualcosa di unico.
🠞 L’Influencer, invece, spesso si limita a promuovere uno stile di vita basato sul consumo. Alcuni personaggi costruiscono la propria fama su contenuti vuoti, dove l’estetica e la spettacolarità soppiantano qualsiasi forma di profondità . Questo è evidente nei casi in cui la notorietà viene sfruttata per sponsorizzare prodotti di dubbia utilità o per inseguire visualizzazioni senza offrire nulla di realmente significativo.
Tutto ciò ci porta a un quesito cruciale: come si inserisce l’intelligenza artificiale in questo panorama? L’IA sta già rivoluzionando il modo in cui i contenuti vengono prodotti e fruiti. Da una parte, offre strumenti straordinari per la creatività : algoritmi di generazione di immagini, musica e testi che possono supportare artisti e creatori nell’esplorazione di nuove forme espressive, abbattendo barriere tecniche che un tempo avrebbero rappresentato un ostacolo insormontabile. Non è solo una questione di velocità o di facilità : l’IA può diventare un vero e proprio co-creatore, suggerendo soluzioni inaspettate o combinando elementi in modi innovativi.
Dall’altra parte solleva il timore di una standardizzazione della creatività , ovvero la tendenza a uniformare il processo creativo a modelli predefiniti e ripetitivi, privandolo della sua unicità . Ad esempio, un algoritmo di intelligenza artificiale che genera musica potrebbe basarsi su schemi ricorrenti e collaudati per ottenere risultati che soddisfino il gusto medio, ma difficilmente potrà produrre opere davvero rivoluzionarie o imprevedibili. Questo rischierebbe di ridurre l'arte a un prodotto omogeneo, più simile a un bene di consumo che a un'espressione originale. Quando un’IA è in grado di generare un dipinto, una canzone o persino un romanzo in pochi minuti, emerge una domanda cruciale: che valore ha il processo creativo umano? La creatività non è solo il risultato finale, ma il viaggio, lo sforzo e l’intenzione dietro ogni scelta, la capacità di capire e analizzare il contesto. Un contenuto generato automaticamente, per quanto esteticamente impeccabile, può davvero trasmettere un’emozione autentica?
Opera d'arte
Da qualche mese con le mie classi sto esplorando il processo creativo e compositivo che riguarda la canzone d'autore. Determinato un argomento specifico iniziamo dall’analisi dettagliata della struttura del testo, soffermandoci su elementi come rima, metrica e punti di tensione che contribuiranno alla costruzione della strofa, del gancio e del chorus. Questo permette di comprendere come le parole possano creare particolari dinamiche e suggestioni evocative in quanto il messaggio che trasmettono viene amplificato dal parallelo canale musicale che le accompagna.
Alla fine ciascuna classe produce un testo contestualizzato, strutturato, in rima (baciata, alternata o interna), con vari ed elevati punti di tensione che vengono convogliati nei chorus (ritornelli), scaturito da idee, emozioni. evocazioni legate a ricordi personali. A questo punto i ragazzi si rendono conto che manca la parte musicale/strumentale, che non rappresenta il contorno ma è parte integrante, l'elemento paritario che contribuisce alla costituzione della canzone vera e propria.
Successivamente ci addentriamo nella scelta del genere e dello stile musicale, considerando come ogni elemento del testo possa influenzare le decisioni sul tono, sulla strumentazione e sull’arrangiamento. L’obiettivo è creare una sinergia tra parole e musica, in modo che l’opera finale risulti coerente e coinvolgente.
Infine, discutiamo sull’aspetto prettamente musicale e strumentale, esaminando come un'IA specifica possa intervenire nella produzione. Questo passaggio include la generazione di accompagnamenti, l’adattamento del sound al testo e l’uso di strumenti digitali per migliorare l’esecuzione. L’esperienza ci porta a riflettere non solo sul ruolo della tecnologia nel processo creativo, ma anche su come preservare l’unicità e l’intenzione artistica in un contesto sempre più automatizzato.
Il messaggio che voglio comunicare alle classi è che il prodotto di un'IA non può essere considerato un'opera d'arte, poiché manca del coinvolgimento empatico che caratterizza il processo creativo umano. Opere d'arte invece sono sicuramente i loro testi, espressione delle più disparate emozioni e stati d'animo, disagio, sofferenza, gioia, ed è stato messo in atto un processo creativo consapevole, intenzionale e profondamente legato all'esperienza personale e culturale dei ragazzi. Il risultato artistico umano riflette non solo una tecnica (ad esempio trovare delle rime o rispettare una metrica), ma anche un viaggio interiore, un dialogo tra il creatore e il mondo che lo circonda.
E alla fine in ciascuno di loro la soddisfazione di vedere come le proprie parole, nate dall'anima, hanno preso forma in una canzone, dando vita a qualcosa di unico, anche se autentico a metà .
La scintilla
Quando un essere umano crea, lo fa a partire da un'idea che si sviluppa attraverso emozioni, esperienze personali, intuizioni e riflessioni. Questo processo include anche errori, dubbi e tentativi che portano l'artista a esplorare nuove strade e a scoprire significati più profondi. Al contrario, l'IA si limita a elaborare dati preesistenti secondo algoritmi, replicando modelli già noti senza possedere una connessione emotiva o una comprensione reale del contenuto.
L'arte, invece, è intrinsecamente legata all'esperienza umana, alla capacità di comunicare sentimenti universali e di creare un dialogo con il pubblico. Questo perché ogni opera d'arte nasce da un processo unico e personale: l'artista trasforma emozioni, esperienze e intuizioni in un linguaggio capace di parlare direttamente al cuore e alla mente delle persone. A differenza dell'IA, che si basa su dati e algoritmi, l'artista vive e interpreta il mondo attraverso la propria soggettività , aggiungendo significati e sfumature che non possono essere replicate da una macchina.
Una poesia scritta da un essere umano porta con sé il peso di vissuti e di contesti culturali che un'IA non potrebbe mai comprendere appieno, perché priva della capacità di sentire o di empatizzare. L'IA, per quanto avanzata, non può replicare questa capacità di sentire e di tradurre l'emozione in forma artistica. Per ora. {alertInfo}
A differenza di un'Intelligenza Artificiale, ogni artista ha un percorso unico e irripetibile, costruito attraverso l’intreccio di esperienze personali, studi approfonditi, incontri significativi e inevitabili fallimenti. Questo mosaico di elementi non è mai uguale per due persone e rappresenta il cuore pulsante della creatività umana. Ogni artista, infatti, sviluppa una visione del mondo che è intrinsecamente legata alla sua storia e al contesto in cui vive, trasformando il suo bagaglio personale in un linguaggio espressivo autentico e distintivo.
La creatività umana non si limita alla capacità di creare qualcosa di nuovo, ma è un continuo dialogo tra passato e presente, tra l’individuo e la realtà in cui vive. Ogni opera d'arte diventa così un riflesso di questa complessa rete di connessioni, frutto anche di ogni errore dell'artista, tappe fondamentali del suo viaggio, un'occasione per ridefinire i confini della propria visione.
Un altro elemento che distingue profondamente l'artista dall'IA è l'intento comunicativo. Ogni persona ha la capacità di esprimere un messaggio in un modo unico, modellato dalla sua specifica combinazione di esperienze, emozioni e conoscenze. Anche se tutti possono affrontare lo stesso tema, ciascuno lo farà con una voce personale, lasciando emergere prospettive e sfumature inedite. Questo approccio personale non può essere replicato da un algoritmo, perché manca della dimensione emotiva e intuitiva che caratterizza l'essere umano.
Il creator moderno, che si tratti di un artista, un designer o un comunicatore, non si limita a fornire istruzioni o soluzioni preconfezionate. Il suo obiettivo non è solo spiegare come fare qualcosa, ma stimolare la riflessione nel suo pubblico. Un vero creator invita chi lo osserva o lo ascolta a interrogarsi, a esplorare nuove prospettive, a mettere in discussione certezze e abitudini consolidate. Attraverso il suo lavoro, accende la curiosità , incoraggia il dialogo e spinge le persone a porsi domande che magari non avevano mai considerato.
Questo processo è profondamente umano: non si tratta di proporre risposte definitive, ma di aprire spazi di confronto e di ispirare nuovi percorsi di pensiero. L'artista o il creator non punta a fornire verità assolute, ma a stimolare un continuo scambio tra opera e pubblico, in cui ogni interpretazione diventa parte integrante del processo creativo. In questo modo, l’arte e la comunicazione diventano strumenti per connettere le persone, per condividere esperienze e per creare un senso di appartenenza.
In conclusione, l’unicità del percorso umano, con tutte le sue complessità , è la vera forza della creatività . Un artista o un creator non si limita a produrre contenuti, ma riesce a trasformare il proprio vissuto in una fonte di ispirazione universale, capace di parlare al cuore e alla mente delle persone. Questa è una qualità che nessuna macchina potrà mai replicare, perché appartiene esclusivamente alla sfera dell'esperienza umana.
La sfida
Alcuni filosofi contemporanei hanno affrontato questo dilemma. Byung-Chul Han, ad esempio, nel suo saggio La società della stanchezza, parla di come l’iperproduzione e l’efficienza stiano soffocando la creatività autentica, trasformandola in un’attività meccanica e ripetitiva. Secondo Han, viviamo in una società dove la pressione a produrre contenuti è così alta da lasciare poco spazio all’immaginazione e alla riflessione. Questa iper-produttività , quando combinata con l’automazione dell’IA, rischia di trasformare l’arte in un bene di consumo seriale. Anche Yuval Noah Harari, in Homo Deus, avverte che la crescente automazione potrebbe minacciare non solo i lavori tradizionali, ma anche le attività creative, rendendo l’uomo sempre più irrilevante nel processo di produzione culturale. Harari sottolinea che l’IA, nel suo crescere, potrebbe plasmare una cultura in cui l’unicità umana diventa un optional piuttosto che una necessità .
Dobbiamo quindi chiederci: l’intelligenza artificiale è un alleato della creatività o il suo carnefice? Potremmo vederla come uno strumento straordinario per potenziare le capacità creative, offrendo nuove prospettive e abbattendo barriere tecniche che in passato avrebbero limitato molti artisti. Tuttavia, c'è anche il rischio che, se abusata o utilizzata senza discernimento, l’IA possa sopprimere l’autenticità e l’unicitaà dell’espressione artistica. Alcuni potrebbero dire che l’IA democratizza l’arte, rendendola accessibile a più persone; altri, invece, temono che renda l’arte un prodotto industriale, privo di profondità e significato. Forse la vera domanda è: come possiamo bilanciare questi due estremi, sfruttando l’IA senza sacrificare ciò che rende l’arte umana così speciale? La risposta risiede nell’uso consapevole che ne facciamo. Se l’IA viene vista come uno strumento per amplificare il potenziale umano, potrebbe aprire strade inesplorate e permettere a nuovi talenti di emergere. Gli artisti, affiancati dall’IA, potrebbero superare i limiti imposti dai mezzi tradizionali e reinventare l’espressione creativa. Ma se ci affidiamo completamente a essa, rischiamo di trasformare l’arte e la cultura in meri prodotti industriali, privi di anima e originalità .
La vera sfida è mantenere vivo lo spirito critico e la capacità di discernere tra ciò che è autentico e ciò che è mera imitazione. Non basta consumare contenuti: è necessario interrogarsi, indagare e cercare il valore dietro l’apparenza. In un mondo sempre più rumoroso, la creatività autentica non morirà finché ci saranno menti disposte a cercarla, a coltivarla e a riconoscerla quando la incontrano. Questo percorso inizia con i nostri bambini, ai quali dovremmo offrire già ora gli strumenti necessari per comprendere cosa scegliere, cosa promuovere e cosa lasciarsi alle spalle.
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